13 Lug

BEM Rank banche: Intesa prima ma Unicredit in rimonta

Ultimo aggiornamento 13 Luglio 2017

Intesa-SanPaolo si conferma come la banca operante in Italia con la migliore performance sul web a luglio 2017 secondo il ranking calcolato da BEM Research.

A insidiare la prima posizione è Unicredit che da inizio anno mostra un indice in continuo miglioramento. La distanza tra i due grandi player bancari si è ridotta nell’arco di 6 mesi da circa 20 a meno di 5 punti.  In terza posizione Banco BPM.

I primi tre posti della classifica di luglio sono quindi appannaggio delle prime tre banche italiane per dimensione. Non mancano di evidenziare ottime prestazioni sia le banche estere sia quelle di minore dimensione. In quarta posizione si attesta infatti l’olandese ING Direct mentre in quinta, con un balzo di diverse posizioni rispetto a giugno, si posiziona Banca d’Alba. Tra i primi 10 brand bancari, Fineco, Bancoposta, Cariparma, Banca Popolare di Puglia e Basilicata e Unipol Banca.

Nel complesso, la media del BEM Rank per i quasi 50 brand bancari considerati è pari a 27 punti. L’interesse sul web registrata dalla frequenza di ricerche effettuate su Google è invece sostanzialmente immutato rispetto allo stesso periodo del 2016.

Andando a considerare due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Intesa-SanPaolo continua a primeggiare per la capacità di essere rintracciata sul web, seguita però a non molta distanza da Unicredit e poi da Banco BMP e UBI. Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, conquista la posizione più alta ING Direct, seguita da Banca d’Alba e Bancoposta.

bem rank banche luglio 2017

«Il settore bancario italiano è attraversato ancora da un periodo difficile – commenta Carlo Milani, direttore di BEM ResearchLa Banca d’Italia ha certificato che il 2016 è stato un altro anno horribilis per gli istituti domestici, con una perdita netta complessiva che ha sfiorato i 20 miliardi di euro, circa 1,3 punti di Pil. Peggio aveva fatto solo nel 2011 e nel 2013 quando la perdita aveva toccato i 22/23 miliardi. A pesare sui conti bancari è ancora una volta la scarsa qualità del credito, che induce gli istituti a dover accantonare risorse per far fronte alle potenziali perdite sui finanziamenti erogati. Ma anche la scarsa capacità complessiva di produrre ricavi spiega il pessimo risultato del 2016. A fronte di questo quadro poco rassicurante, però, ci sono alcuni istituti che riescono a muoversi meglio e a trovare altre forme di vendita, sfruttando in particolare il web. Chi non riesce a stare al passo con questi mutamenti è destinato a perdere ulteriori quote di mercato e capacità di produrre reddito» conclude Milani.

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